§CONSIGLI DI LETTURA: LE ORCHIDEE ROSSE DI SHANGHAI


Le orchidee rosse di Shanghai di Juliette Morillot,
Titolo originale: Les orchidées rouges de Shanghai,
© Presses de la Cité, 2001, et 2021 pour la présente édition,
Traduzione dalla lingua francese di Margaret Petrarca
e Serena Tardioli,
Prima edizione e-book: giugno 2022
© 2022 Newton Compton editori s.r.l., Roma

Nota dell’autrice: Questo romanzo è basato su fatti storici e numerose testimonianze. Tuttavia, per il bene della storia, l’autrice ha talvolta semplificato il corso degli eventi, soprattutto per rispettare i ricordi parzialmente confusi di Mun-halmeoni.

In aggiunta, io credo che molti di quegli avvenimenti siano stati a Lei attribuiti, dato che sembrano attribuibili, per mere logiche spaziali e temporali, a persone diverse. Ciò deriva anche dal fatto di non riferirsi a eventi in cui tantissime vittime (le donne di conforto – le prostitute schiave) hanno subito.

I Giapponesi non hanno mai subito un processo simile a quello avviato per i tedeschi a Norimberga.

In guerra i militari, se sono fortunati, hanno qualche giorno di riposo e di licenza, le donne no, perché esse subiscono la guerra ogni ora. I militari difendono una linea, un terreno, le donne, invece, salvaguardano l’intero ambiente e ne sono le prime a morire.

È un viaggio in un altro universo pieno di sensazioni, bellezze, speranze, orrori, tragedie, tutte vere ed accadute.

È rievocata la lunga guerra che parte dalla fine dell’ottocento, che la Corea subisce per opera dell’invasione del Giappone e di come ognuno cerchi di sopravvivere alle pratiche di oppressione costante e pervasiva per opera dei giapponesi: cancellare la lingua e l’identità di una nazione. Renderla una periferia dell’impero. I giapponesi perseguirono la volontà di generare intere popolazioni di Iloti: schiave del sesso, schiavi nel lavorare e prestare servizio, prostituirsi ideologicamente: vendere le proprie radici, e per pochi privilegi, diventare giapponesi di serie B. Rigettare la propria religione aderendo allo Shintoismo e venerando il Tenno: l’imperatore.

La storia rievocata di questa donna, dal nonno combattente, alla madre e al padre in dissidio, la famiglia di lei, fieramente resistente ai giapponesi, e il padre, devoto e ricco per aver venduto la sua anima all’oppressore.

La lettura del libro costituisce un’occasione per conoscere la cultura millenaria delle Coree, attraverso il cibo, le usanze, le parole, le spiegazioni di questi alfabeti e la loro differenza rispetto al linguaggio nipponico. Quante bellezze e sofferenze sono rievocate da queste culture millenarie che hanno subito invasioni dai mongoli, dai cinesi, dai giapponesi ripetutamente, dai francesi, e poi dagli americani. Fino ai nostri giorni, in cui l’attuale divisione nel trentottesimo parallelo, demarca a nord la fame e l’oppressione e a sud, oggi fiorente, l’addensarsi di nuove ostilità contro la Cina, e forse in prospettiva, nuovi ambiti di tensione contro il Giappone. Si respirano profumi e sapori intensi vivendo con i protagonisti e si subiscono emotivamente i flussi dei conflitti millenari e degli odi secolari.

Ed è notevole lo stile dell’autrice che alterna una descrizione del contesto conforme al lunghissimo monologo biografico della protagonista che parla ad una giovane che sta andando via dalla Corea. Tale stratagemma conferisce dinamicità rispetto allo svolgersi degli eventi, moltiplicando i personaggi in una loro concreta posizione antagonistica. L’espediente narrativo facilita un andirivieni coerente e lineare della postura presente dei dialoghi verso eventi prossimi e remoti. Riacquistano vita le sensazioni del suo corpo, dall’orrore della prigionia, alla solitudine da parte della famiglia, ad eccezione della solidarietà e cura donata dai nonni materni.

È mostrata, giorno per giorno la caduta nell’abisso senza fondo delle donne costrette alla prostituzione: la forma più infame, crudele e distruttiva di schiavitù. Nonostante tutto si riesce ad assaporare la volontà di vivere e di assaporare i pochi e residuali attimi di speranza. È offerta una sintassi di umanità che è comune a loro e a noi qui in Italia. Un abbraccio tra due mondi distanti, eppure così in risonanza, tra le paure e le speranze.

E quanto vi è di più universale dello svolgersi in presenza e nel tempo del rapporto tra una madre e la figlia? Tra la Corea e i suoi figli?

§CONSIGLI DI LETTURA: L’AVVOCATO DELL’ATOMO. IN DIFESA DELL’ENERGIA NUCLEARE


Luca Romano, “L’Avvocato dell’Atomo.
In difesa dell’energia nucleare”, 2022,
Collana: Le terre, Fazi Editore, Roma

Questo libro è una sentinella che informa sullo stato delle nostre superstizioni rimosse, sulla pigrizia intellettuale, e sull’attitudine a non volersi confrontare con il proprio grado di ignoranza.

È una sfida. Qui in Italia, oggi, la gran parte dei cittadini sobbalza sulla sedia leggendo “energia nucleare”. Abbiamo una gigantesca costellazione di miti, pregiudizi, paure ancestrali inconsce e indotte, che converge verso questa locuzione composta.

L’energia nucleare è anche un luogo che facilita le nostre convinzioni circa la giustezza di ciò che noi sappiamo essere “buono”; “pacifico”; “pulito”; “ecologico”; “amorevole”; “bello” contro questa “strana” bruttura che comporta univocamente la desolazione e la morte.

Vi è un elemento che di dovrebbe almeno aprire i ragionamenti con un dubbio: quanto ne sappiamo di fisica, di matematica, di economia? Sappiamo leggere i numeri? Siamo dotati di minime capacità di valutazione che non siano soltanto approssimative ed emotive? Non si sta richiedendo una conoscenza formale universitaria, e neanche quella di un diploma di scuola media superiore. No, si richiede un’apertura al confronto con sé stessi.

L’autore non intende imporre una modifica radicale dei giudizi di ognuno circa l’assetto di politiche energetiche che dovrebbe adottare il nostro paese nel medio periodo. E non vi neanche l’ansiogena richiesta di accettare immediatamente l’avvio di un procedimento di costruzione di centrali nucleari diffuso in ogni territorio locale.

Se siete arrivati sin qui nella lettura, e avete letto in modo lineare senza porre un “ma”, se non quello del nucleare “brutto e cattivo”, allora avete già seguito inconsciamente un mito, perché l’energia nucleare non è soltanto la “centrale nucleare”. Preannuncio una notizia incredibile ai più: noi abbiamo a che fare continuamente con essa, e non a livello metaforico.

Si potrà rimanere della stessa idea, ma almeno proveremo il nostro grado di ragionamento nel capire chi vorremo essere nel futuro prossimo. Nella vita quotidiana confondiamo nei ragionamenti, il Pericolo, il rischio, e il rischio percepito.

“[…] le principali accuse al nucleare (la maggior parte delle quali, come si vedrà, sono vere e proprie fake news) vengono dissezionate e analizzate una per una, fornendo al lettore gli strumenti per farsi un’opinione basata sui dati e sui numeri. Qualche anticipazione? Le scorie nucleari sono riciclabili, il nucleare è tra le fonti energetiche più sicure e il prezzo dell’energia ha ben poco a che vedere col costo di produzione della stessa. Ma soprattutto, senza il nucleare (l’energia più green di tutte!) sarà pressoché impossibile porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili in tempi utili: un obiettivo ormai imprescindibile non solo per ragioni ecologiche ma anche geopolitiche, come il conflitto ucraino ha reso drammaticamente evidente. Al termine della lettura, se non sarete diventati favorevoli al nucleare, quantomeno non vi sembrerà più tanto ostile […]”

‘[…] Sapevi che il disastro nucleare di Fukushima non ha causato alcuna vittima?

E che le compagnie petrolifere per decenni hanno fatto di tutto per tenere nascosti i benefici dell’energia nucleare?

Sapevi che le scorie nucleari prodotte in un secolo da tutta l’umanità potrebbero stare in una singola nave e che l’uranio si può estrarre dall’acqua marina?

Che l’Italia negli anni Sessanta è stata la terza potenza nucleare mondiale, davanti a Francia e Unione Sovietica?

E che oggi il nucleare rappresenta uno strumento indispensabile per liberarci dei combustibili fossili? […]”

Il testo è ricchissimo di esempi, dati, cifre, fonti pubbliche accertabili facilmente anche online. Difficilmente ragioniamo sulla installazione, produzione e diffusione delle “energie rinnovabili”, omettendo che consumano tantissimo suolo, che inquinano, che sono rischiosissime anche loro, e che hanno bisogno di gas e oil (e pure il carbone) per funzionare. Tanto per citare alcuni aspetti: abbiamo bisogno delle terre rare per la produzione delle tecnologie di primo impiego per le rinnovabili, ebbene a parte che devono essere estratte in miniera, con tutto quello che comporta di consumo di idrocarburi, ma quasi nessuno di noi vuole pensare che, per trattarle, si usano gas tossici. Secondo Shareholders for Change, un’organizzazione che si occupa di azionariato etico, ogni tonnellata di terre rare comporta 60.000 m3 di rifiuti gassosi contenenti acido cloridrico (viene usato per purificare i minerali), assieme a 200 m3 di acidi liquidi e 1,4 t di rifiuti radioattivi1.

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151-2  […] Già, perché molte terre rare sono “figlie” di decadimenti radioattivi di elementi come radio, radon, torio ecc., e quindi nell’estrazione e nella purificazione si generano scarti radioattivi. Ma siccome non sono scorie nucleari, nessuno verifica che siano smaltite correttamente   […].

Attenzione. Il testo non va contro le altre forme di reperimento e di determinazione delle fonti di energie altre rispetto al nucleare, perché esso non compete realmente con le rinnovabili, dal momento che si tratta di fonti adatte a coprire porzioni differenti del carico di rete (il nucleare è adatto a fornire il carico di base, le rinnovabili a coprire i picchi); compete principalmente con i combustibili fossili, e infatti proprio l’industria dei combustibili si è resa responsabile, storicamente, di diverse campagne di lobbying contro il nucleare (in maniera più o meno palese).

Negli ospedali ogni volta che ci sottoponiamo a una radiografia o a una tomografia, abbiamo a che fare con il nucleare. Nel campo alimentare, tutti i cibi sono sottoposti a raggi radioattivi e poi impacchettati, da decenni, per bloccarne la decomposizione. Stiamo tutti bene, e si è ridotta la fame nel mondo. Il nucleare non consuma il terreno, e non ha bisogno di colossali quantità di acqua, con la correlativa costruzione di dighe che stravolgono il paesaggio. 

Le radiazioni sono ovunque. Anche noi stessi ne siamo vettori. Quasi tutti non sanno quantificare. Questa lettura è una occasione per comprendere l’impiego dei di soglia, di livello e di capacità. Tutto ciò ricade sul nostro portafoglio.  

Siamo isterici sul nucleare, ma quando vi è la notizia che a Roma, o da qualche altra parte vi è un incendio in una discarica, alziamo le spalle, o formuliamo una frase fatta, dimenticando che quei fumi sono dannosissimi perché contribuiscono a elevare indirettamente il tasso dei decessi negli anni, inquinano in modo esponenziale, e comportano la necessità di erogare tanti soldi per tamponare quelle vasche bucate… dalle nostre tasche. Oltre a distruggere gli ecosistemi. Quanti di noi ricordano i morti per l’acqua? Per i gas? Nel nostro paese soltanto. Dovremmo esserne terrorizzati. Eppure solo il nucleare è l’orco.

So già che molti penseranno: Eh ma le scorie? Le conseguenze? I costi? Ecco nel libro si tratta proprio di questo, senza omettere nulla, offrendo dati e grandezze. Senza aver la pretesa di farci cambiare idea, ma con la speranza di formulare valutazioni più approfondite sulle conseguenze dell’uso di altre forme di energia.

Avremo la possibilità di discutere con maggiore discernimento sul nostro futuro, con la possibilità di toglierci qualche catena di superstizioni, pregiudizi, e miti dal collo.

Lo stile è accessibile, e si legge in sequenza, e ogni termine è spiegato in modo chiaro con note e citazioni allegate.

Buona lettura e che sia un passo verso un futuro più ricco di vita e di idee.