Tutti gli articoli di Lino

@10 PoeticaMente: Spaesanti attrazioni

1 aprile 2013  

La paura della perdita talvolta scaturisce dalla dissoluzione delle cose e delle memorie. E ancora di più nell’incapacità di comprendere ciò che appare. L’assenza di una risposta e la fuga dei significati causano la paralisi. Nonostante tutto cerchiamo anche esteticamente di attribuire un significato che ci permetta di concepire un ventaglio di possibilità, per determinare uno spazio di esistenza nel futuro.

Abbiamo paura delle attrazioni del moto delle acque e della terra, che aprono le porte al vortice e al gorgo. Fuggiamo da essi, ma l’occhio ne è attratto.

La stasi risulta dalla consapevolezza dell’inutilità della fuga e dall’attrazione verso il pericolo massimo, perché avvertiamo la suggestione di una nuova forma di esistenza e di conoscenza del mondo.

E allora che si provi a sedere nel ciglio delle coste a ridosso del mare evocato dai gorghi. Si veda lo specchio di quel fondale infinito che è il nostro timore. Due abissi che si incontrano vorticando nel centro dell’angoscia.
E impietriti, lasciamo avvicinare il vento artico che indugia sulle nostre spalle, contrastato dalla calda corrente dei Sargassi, crepitando colori argento del nord con i corrispettivi viola del sud, nel nostro fuscello d’esistenza.

E si acconsenta a trasfigurarsi nella vela dei venti e abbracciare tutte le gocce del possibile. Come un marinaio che cerca la rotta nell’occhio dell’uragano. Dell’uragano che è il suo stesso occhio.

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“Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich (1774-1840) – Immagine presa QUI

 

Per ascoltare “Into The Sea”  di Sivert Hoyem premere QUI

@9 PoeticaMente: Follia e celebrazione

28 marzo 2013 

Vogliamo, in genere, un senso compiuto che offra stabilità e che conferisca al divenire uno scopo che sia in linea con la causa, sebbene ciò che appare si manifesta in modi che il nostro linguaggio lo appelli come indefinito. La varietà e l’imprevedibilità costituiscono concetti che tentano di imbrigliare ciò che non vediamo e non intendiamo.

Immaginiamo solitamente una ricetta, un credo e una formula che sia da bastione all’infinito apparire e al timore della sua assenza. Abbiamo un’angoscia sublime verso il divenire e un tremore paralizzante verso il sospetto di cadere per sempre nel niente.

Tutto in regola, sia nel tempo, sia nella relazione che va dalla genesi alla fine. Nascita e morte del soggetto e del verbo, dell’anima e del corpo, invitano a considerarci in finte scissioni con una fede, agnostica, scientifica, religiosa che ci ricomporrà in modo senziente oppure in un indistinto apparire cui noi saremo senza dire e pensare e ricordare.

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Immagine presa da QUI 

E il silenzio dovuto al terrore, spinge la fantasia a elaborare altri linguaggi che non siano così meccanici nel credere che da una causa (genesi) si arrivi incontrovertibilmente all’effetto (dissoluzione). E vogliamo altre parole, altre sequenze e suggestioni. Altre forme di patire che non siano la razionalità della paura. Una follia che nel gioco, moltiplichi altre strade del divenire, per ulteriori sponde dell’esistenza.

Vogliamo la follia che tradotta anche in due note, regali la fede di moltiplicare differenti sonorità in un infinito comporre che renda sospeso il silenzio del nulla.

Per ascoltare “La Follia” Di Arcangelo Corelli, premere QUI

 

#13 Contaminazioni: Passacaglia: Il presente e il passato

26 marzo 2013 

Nella curiosa e lieta familiarità che talvolta appare nel camminare in territori sconosciuti, subito dopo il primo respiro solitario, rifluisce il passato che si fa dinanzi e ci accompagna nel sentiero. La folla degli eventi possibili e accaduti dispiegano ventagli di emozioni, come questa Passacaglia dalla Suite n. 7 di George Friedric Haendel che offre arie in progressione, con sequenze di note ripetute in modo analogo all’arte della fuga di Johann Sebastian Bach. Infatti, abbiamo già un’idea di dove andrà la cellula musicale ripetendosi in toni di poco diversi.

Nell’ascolto e nel contemporaneo ricordo del motivo precedente, vibra in noi dolcezza e nostalgia. Le note si aprono nella rincorsa degli archi come lacrime che scendono sui sorrisi pizzicati dell’arpa. Ogni motivo non si chiude, perché ricomincia come un passo dopo l’altro in un ritmo cadenzato di un sentiero sempre più largo in una progressione indefinita verso noi stessi. E infatti l’arpa raccoglie tutti gli spicchi dei suoni precedenti.

Come una fontana che raccoglie i flussi, così, appena finito il getto d’acqua, questo s’adagia e s’appresta a ripartire con una cascata di note raccolte nei violini e pronti a gettarsi in toni più alti.

Come l’arpa è pronta a ricevere il nuovo annuncio, dopo una breve sospensione, così noi in seguito, attoniti per la meraviglia, ricominciamo il cammino accompagnati da nuovi riflessi di quello che siamo stati.

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Georg Friedrich Händel ritratto da Thomas Hudson nel 1749.
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Per ascoltare la Passacaglia dalla Suite n. 7 di George Friedrich Haendel premere QUI

#12 Contaminazioni: La sorellanza e la fratellanza: Sly and Family Stone

21 marzo 2013 

The sisterhood and brotherhood as: Sly And Family Stone.
La sororité et de fraternité que: Sly Stone et Famille.

Questo gruppo che parte alla fine degli anni sessanta, oggi è considerato come una band musicale soul variopinta. Eppure tanti gruppi, a loro si sono ispirati. Loro hanno aperto una porta, dove, ancora oggi, i musicisti attingono. La fratellanza e la sorellanza. Freddy, il fratello di Sly, suonava la chitarra. Larry Graham suonava il basso. Cinthya Robinson e Jerry Martini suonavano rispettivamente la tromba e il sassofono. Un bianco e una nera che suonavano assieme sopra il palco. E Greeg Enrico alla batteria: un ispanico. Questo gruppo suonava come se fossero un’unica persona. Il gruppo non attraversava i confini razziali: li cancellava. LE DONNE SUONAVANO STRUMENTI. GLI UOMINI CANTAVANO E LO SHOW ERA MANDATO AVANTI DA UN NERO. In Europa, ancora oggi noi tutti ci dobbiamo arrivare. Ed ecco a voi “Stand” che parla del colore della pelle, dell’odio e dell’amore. Signori questo è il nostro futuro.

This group, which starts at the end of the sixties, is now regarded as a band colorful soul. Yet many groups, they were inspired. They have opened a door, where, even today, the musicians draw. Freddy’s brother Sly, played the guitar. Larry Graham played bass. Cinthya Robinson and Jerry Martini respectively played the trumpet and saxophone. A white and a black playing together on the stage. And Greeg Henry on drums: a Hispanic. This group sounded as if they were one person. The group crossed racial boundaries: they erased. WOMEN played instruments. SUNG MEN AND THE SHOW WAS SENT NEXT TO A BLACK. In Europe, we all still have to go. And here “Stand” that talks about the color of their skin, hatred and love. Gentlemen, this is our future.

Ce groupe, qui commence à la fin des années soixante, est aujourd’hui considérée comme une âme bande colorée. Pourtant, de nombreux groupes, ils se sont inspirés. Ils ont ouvert une porte, où, aujourd’hui encore, les musiciens dessiner. Frère Freddy Sly, jouait de la guitare. Larry Graham joue de la basse. Cinthya Robinson et Jerry Martini respectivement joué de la trompette et le saxophone. Un blanc et un noir à jouer ensemble sur scène. Et Greeg Henry à la batterie: un hispanique. Ce groupe sonne comme si elles étaient une seule personne. Le groupe a traversé les frontières raciales: elles effacées. Les femmes ont joué des instruments. Sung Men et le spectacle était ENVOYÉ à côté d’un noir. En Europe, nous avons tous encore à parcourir. Et ici, “Stand” qui parle de la couleur de leur peau, de la haine et de l’amour. Messieurs, ceci est notre avenir.

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Immagine presa da QUI

Per ascoltare “Stand” premi QUI

@8 PoeticaMente: Amico ritrovato

19 marzo 2013 

Benritornato.

Ciao,
eccomi qui assieme ad un amico.
Una persona a tutti familiare e così di casa che sovente sembra sia trasparente e scontata. Ogni tanto gli eventi del mondo la richiamano presso le stanze del nostro vivere dato per scontato e talvolta isolato. Per quanti sforzi si compiano per comprendere il suo segreto, il risultato è sempre quello di un calmo e tiepido sorriso. Risulta simpatico a osservanti di tutte le religioni. L’ateo ogni tanto lo chiama per alcune camminate nei sentieri dell’introspezione. L’agnostico lo accoglie ogni volta nelle soste gradevoli o forzate in ogni momento del ciclo del Sole.

In più, riesce ad accordare vedute quasi inconciliabili per usi e costumi. Forse il suo segreto risiede nel pregare in modo universale senza pretesa di risposte, lasciando libero ognuno di individuarle come meglio crede.

Sì!

La preghiera è comune ai laici e ai credenti antichi e moderni; anche quelli che adorano il caso e la tecnica. Ancora prima di Zeus e delle religioni “animistiche”. Esistono preghiere che mortificano il richiedente, altre lo incatenano, alcune lo sublimano. Eppure il nostro amico sembra che non tenga le mani chiuse: come se ognuno sia la risposta a ciò che chiede.

E ogni elemento che già è qui è coinvolto nel suo richiamo: dall’acqua, al Sole, passando per la Terra.

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Francesco D’Assisi e lo Frate Sole. Immagine presa da QUI

Ben ritrovato Francesco !

@7 PoeticaMente: A Teresa Mattei: il fuoco vivo

14 marzo 2013 

A Teresa Mattei: il fuoco vivo – Lino Milita

Ritorno, eccitato per rivedermi.
I lacci ridono dell’attore arrivato
avente volti sedimentati dal tempo.
Il venuto parla, ma l’altro è muto.

La partenza è vicina e la maschera
dispera d’abbracciare il vecchio legame,
ma la risposta è per quella passata.
Il dolore muta ironia in risentimento.

Il viaggio accumula ricordi morenti
che si rimodellano per il nuovo incontro,
e nuovi strappi riaprono antiche ferite.

Dure aperture la rendono malleabile.
La forza aumenta, man mano che scarnisce.
Il fuoco interno la tocca e lei rinasce.

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Immagine presa QUI

Teresa Mattei, detta Teresita (Genova, 1º febbraio 1921 – Lari, 12 marzo 2013), è stata una partigiana e politica italiana.
Combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù (con la qualifica di Comandante di Compagnia), fu la più giovane eletta all’Assemblea Costituente, dove assunse l’incarico di segretaria nell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Costituente. Dirigente nazionale dell’Unione Donne Italiane, è stata l’inventrice dell’uso della mimosa per l’otto marzo. L’idea le venne quando seppe che Luigi Longo intendeva regalare alle donne per quel giorno delle violette; Mattei intervenne suggerendo un fiore più povero e diffuso nelle campagne.

*5 Special Guest: Dire sì al Divenire

12 marzo 2013 

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Victor Nizovtsev–Contemplazione: immagine presa
QUI

Linee d’ombra – Lino Milita

Dall’incontro di linee d’ombra
d’evitato timore,
subisco cicliche albe e tramonti,
e d’appuntamenti mancati
son fatto e vissuto.

Dall’appuntamento d’ultimo confine
d’angoscia mio,
abbandono ultimo timore e tremore
per dire sì alla paura
dell’imprevedibile divenire di vita.
Dico sì a questo universo.

*4 Special Guest: La poesia: l’immediato originario

7 marzo 2013 

Nei linguaggi e nelle tecniche moderne appare la supposta evidenza nel comporre femmina e maschio nella scissione di cuore e cervello, in un quadrilatero dove ogni elemento è inteso separato e successivamente giustapposto mediante sensi ed intelletto.

E ancor di più per l’inclinazione di un “artista” o di un “matematico”

Crediamo di ragionare e discernere con pezzi di carne appesi in macelleria.

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Immagine di Giacomo Sonaglia 

 

Eppure l’atto del poetare, ancor prima di scrivere, è tale perché esprime ciò che il corpo sente ed emana verso tutto ciò che è reale. Ma lo esprime utilizzando la contemplazione del sublime di ogni aspetto del reale, che è visto come atto universale. In una poesia ogni rima o verso, per quanto elaborati o “astratti” sono immediate composizioni con ciò che il corpo esprime verso il tempo, la nascita, la morte, i sensi d’amore e d’odio.

Quadrifoglio di stelle migranti (poesia tratta da “Sogni Sospesi”)

Ovunque osservo ossequioso e ansioso
i quattro quadri dell’orizzonte spazioso,
c’offrono l’oceano da suolo smussato
di fiamme ch’ergono l’aere eccitato.

L’aerea messaggera dona la gialla
d’autunno inseguita, severa, dalla
vernosa ombra dell’affogliato cumulo
che incrocia il quadrifogliato angolo.

Ma riavere smeraldee presenze
ch’erompono da primavere essenze
ripropongono l’estatico disgelo
delle stelle del rigoglioso stelo

Ogni trivio è un ombroso quadrivio
che rinnega l’ascoso sodalizio.
Ma le migranti di cuori celesti
Riportano gli sfolgoranti innesti.

 

@6 PoeticaMente: Lavoro consumato e l’urlo divorato

5 marzo 2013 

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L’Urlo divorato – l’operaio Thyssenkrupp

Di Lino Milita

Anonime morti mistificate
da misteriosi profitti
rimestano immutate
miserevoli ossa,
per rendita concessa
dall’anello regale
di pagana rimessa.

Trame tumulate
con mani intessute
di errori mitizzati,
trattengono mediocri
carni divorate
da servitù infuocate
di urli divorati.

I Tessitori della Slesia di Christian Johann Heinrich Heine  (Düsseldorf, 13 dicembre 1797 – Parigi, 17 febbraio 1856), qui tradotta in Italiano da Giosuè Carducci, nacque in seguito alla rivolta dei tessitori nel 1844.  Oggi abbiamo lavoratori consumati e “non lavoratori” svuotati.

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Heinrich Heine, immagine presa QUI

 

I morti per “lavoro” indicano che questa poesia non è il passato. E in più oggi abbiamo anche l’urlo dei morti per il “non lavoro”:

I tessitori della Slesia – Heinrich Heine

Non han ne gli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a’ telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l’ordito fanno –
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, a i freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha:
Ei ci ha spremuto infin l’ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l’infamia e l’abominazione!
Ove ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dì:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre
Tuo, che di tre maledizion s’ordì.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Per visualizzare l’originale premere QUI 

*3 Special Guest: MINICONCORSO PER RACCONTI BREVI, “LE DONNE E IL MARE”

3 marzo 2013 

Per partecipare bisogna essere membri del gruppo Facebook “Libri Stellari”, ecco l’indirizzo:

www.facebook.com/groups/libristellari

Si partecipa inserendo nel gruppo un post separato con allegato il proprio racconto, di massimo 1.000 battute spazi e punteggiatura inclusi, in formato doc (Word 97-2003, non docx) oppure in formato pdf non protetto, o in rtf (Rich Text Format).

Se volete potete inserire nel file anche un’immagine che illustra il racconto.

All’interno del file scrivete, prima del testo del racconto, il vostro nome e cognome e il titolo del racconto; in fondo scrivete il vostro sito web, o il blog, la pagina FB, insomma tutte le pagine web che vi riguardano.

Il nome del file contenente il racconto deve essere in questa forma: “Miniconcorso – Nome e cognome dell’autore – Titolo del racconto”.

Il tema dei racconti è: “Le donne e il mare”. Termine ultimo per inserire i racconti: domenica 17 marzo 2013.

 A partire dal 18 marzo 2013, avendo a disposizione tutti i racconti partecipanti, inseriremo un sondaggio in modo che chi lo desidera potrà leggere i racconti nella sezione “File” del gruppo e votare il suo preferito.

I tre racconti vincitori (primo, secondo e terzo posto) verranno pubblicati in questi siti:

– Pagina FB de “La Libreria degli artisti Jedi”

– Blog di Giuseppe Ciucci, http://djonemesispoesiaeracconti.blogspot.it/

– Blog di Stella Demaris, http://stella-demaris.blogspot.it/

– Blog di Lino Milita, http://poeticamentelino.blogspot.it/

– Sito di Diego Luci, http://www.diegoluci.it/

Il racconto vincitore, oltre alla pubblicazione nei siti di cui sopra, verrà pubblicizzato nei vari gruppi FB dedicati alla scrittura e agli autori emergenti.

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Buon lavoro!